Lioni. Riti di Fuoco, tra tradizioni e leggende.

“Chi tenìa lo pane murìo, chi tenìa lo fuoco campào”.

Così recita un antico detto lionese che ha ispirato una delle delle manifestazioni più suggestive di tutta l’Irpinia, quella dei Riti di Fuoco.

Un evento tradizionale e folkloristico, promosso dalla Proloco di Lioni e dal comune, che si svolge l’8 dicembre di ogni anno, a Lioni, riprendendo l’antica tradizione dei Falò dell’Immacolata.

Protagonisti indiscussi dell’evento, insieme agli spettacoli teatrali, ai concerti ed ai percorsi enogastronomici, sono appunto gli artistici fuochi della “Madonna de lo fuoco”, con il loro rituale comunitario dell’accensione, una combinazione di arte, leggenda, credenza e tradizione. 

#Comunitàresilienti ripercorre, insieme ai suoi protagonisti, i momenti salienti delle passate edizioni di questo festival, sempre più multiculturale, ma fedele alla simbologia del Fuoco Purificatore.

 

Bellosguardo e le sue tipicità gastronomiche: la sfogliatella.

Il cibo è tradizione, memoria, identità. È protagonista, indiscusso, di una intima connessione con il territorio, che consente alla comunità, attraverso il suo consumo, di affermare la propria unicità.

Così accade a Bellosguardo, piccolo comune del salernitano, in passato Belrisguardo, a voler ricordare, forse, la bellezza del panorama di cui si può godere dalla sommità del paese.

Qui, nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano ed Alburni, in un’area protetta di elevato valore naturalistico, che annovera importanti risorse fluviali, boschive e montane, la comunità si riconosce e si auto-celebra attraverso la sfogliatella bellosguardese, che si caratterizza e differisce dalla più nota versione napoletana, sia per la forma che per gli ingredienti usati.

Espressione di una tradizione dolciaria tramandata nei secoli, deve la sua originalità all’utilizzo esclusivo dei prodotti del territorio, in particolare alla ricotta ovicaprina ed al passito locale.

I titolari della pasticceria “Le Collinette” aprono, per #comunitàresilienti, le porte del loro laboratorio, illustrando la ricetta ed il complesso procedimento di lavorazione che sottende alla realizzazione di questo dolce, inizialmente prodotto e consumato solo in occasione della Pasqua e, più recentemente, disponibile tutto l’anno.

Tradizioni e resilienza: l’azienda agricola Sabia Maria

Non un solo modo di  fare il pastore, di allevare greggi e di coltivare la terra, ma un mosaico di espressioni, esperienze e storie diverse che caratterizzano, in maniera univoca il patrimonio agricolo e pastorale, oltre che culturale, locale. Questo è quanto emerge, sempre più chiaramente, dal viaggio tra i territori e le sue comunità che #comunitàresilienti sta portando avanti.

Alle storie di allevatori e contadini di un tempo, legate ai ritmi ed ai saperi della tradizione, si stanno affiancando, sempre di più, le strade di giovani talentuosi che si propongono e si cimentano, con approcci nuovi, all’allevamento ed alla trasformazione.

In questo viaggio tra vecchie e nuove generazioni, tra mani rugose e segnate dal tempo, da una parte, e occhi sognanti ed entusiasti dall’altra, la storia dell’azienda agricola Maria Sabia, realtà imprenditoriale di Ricigliano (SA), è l’esempio di come fatica e passione possano accomunare e mettere d’accordo giovani e meno giovani, nella visione comune, della terra e degli animali come occasione per vivere in armonia con il mondo.

San Gregorio Magno. Storia e tradizioni casearie.

La storia del Caseificio Iacullo è la storia di una grande famiglia, un realtà in cui la passione e l’amore per gli animali e per le produzioni artigianali sono state tramandate di mano in mano, attraverso le generazioni.

Il caseificio sorge a San Gregorio Magno, comune dell’entroterra salernitano, noto per le sue produzioni gastronomiche di qualità, espressione del connubio tra la vocazione agricola e pastorale del territorio e l’insieme di abilità, saperi e tradizioni di cui la comunità si è sempre fatta custode.

Il lavoro in caseificio è rigorosamente artigianale, fatto con le mani, come spiega la capostipite, Antonietta, ma l’attenzione al rispetto delle tecniche di produzione e all’innovazione è alta.

Dalla lungimiranza e dall’attaccamento a questi luoghi arriva, quindi, l’esempio di una realtà imprenditoriale che s’impegna, quotidianamente, per creare prospettive occupazionali per i propri figli e per l’intera comunità, per fornire alternative valide all’abbandono del territorio, per avviare percorsi di crescita economica che includano, in un processo collaborativo e virtuoso, tutti gli attori della filiera produttiva, ricettiva e turistica locale.

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