Lavoro e Resilienza: l’esperienza dei tosatori di Ricigliano.

Quella della tosatura, a Ricigliano, è una pratica antica tramandata da generazioni, le stesse che, da secoli, portano avanti la pastorizia e le tradizioni ad essa legate, come la Turniata di San Vito. Una sorta di circolo virtuoso che consente ai vari elementi che compongono il sistema sociale ed economico locale di coesistere e superare il tempo e le difficoltà.

La storia dei suoi tosatori è un esempio di come, di fronte alle avversità, la comunità ed i suoi giovani sono stati capaci di trasformare un problema in una opportunità.

Scegliendo di portare avanti un mestiere antico, espressione di una lunga tradizione familiare e di un know-how consolidato e non disperso nella memoria, questi ragazzi hanno vinto una partita importante contro la mancanza di opportunità lavorative, contro la necessità di dover andare via, contro l’abbandono e lo spopolamento delle aree interne. E non solo. Attraverso l’innovazione tecnologica ed il miglioramento delle competenze, hanno la possibilità di offrire servizi qualificati ed a costi competitivi, che consentono ad un settore importante dell’economia locale, il comparto zootecnico ovicaprino, di continuare ad esistere ed operare.

L’auspicio è che, come avvenuto per la pratica della tosatura, anche la lana, prodotto finale di questo processo possa, presto, svestirsi dei panni di rifiuto speciale, per diventare essa stessa opportunità di sviluppo e di crescita, innescando nuovi meccanismi di resilienza per l’intera comunità.

La castagna di Montella IGP. Proprietà, benefici ed impieghi alternativi.

Il percorso volto alla riscoperta delle eccellenze locali trova in Irpinia, e più precisamente nell’areale del Terminio-Cervialto, un prodotto che ha segnato lo sviluppo socio-economico locale, nel pieno rispetto delle tradizioni e della vocazione rurale di questi luoghi: la castagna di Montella IGP.

Con l’aiuto di esperti e professionisti del settore approfondiremo le proprietà nutrizionali ed organolettiche, i benefici di questo antico frutto, ed i suoi molteplici usi ed impieghi gastronomici, con un particolare focus sulle potenzialità derivanti dal riutilizzo degli scarti di lavorazione del prodotto per finalità cosmetiche.

Un frutto, e prima ancora una pianta, anche conosciuta come “albero del pane”, in grado di innescare, quindi, processi di resilienza per l’intera filiera produttiva e di trasformazione di cui fa parte.

Grani antichi: proprietà salutistiche, nutrizionali, e connessioni con la sindrome metabolica e l’ipersensibilità al glutine.

Il ritorno ai grani antichi rappresenta l’inizio di una rivoluzione.

Una rivoluzione per la terra che si riappropria di tempi e cicli colturali naturali. Le antiche varietà di cereali, che ben si adattano ai luoghi ed al clima, consentono, infatti, il ritorno ad una produzione senza fertilizzanti e pesticidi, senza il consumo eccessivo di acqua, e quindi rispettosa dell’ambiente e della sua biodiversità.

Una rivoluzione per l’alimentazione che, oltre a riscoprire sapori e gusti perduti, si completa con alimenti che nutrono e curano al tempo stesso. Analisi e studi scientifici confermano la valenza salutistica dei prodotti da essi derivati, particolarmente per le patologie metaboliche e/o connesse ad ipersensibilità al glutine.

Una rivoluzione per l’economia della comunità attraverso la creazione di filiere che coinvolgano la produzione, la trasformazione ed il consumo.

#Comunitàresilienti racconta, dunque, di questi grani antichi, delle loro proprietà, e di come essi stessi siano seme per la resilienza.

Prodotti di nicchia da raccontare e sostenere: il fagiolo occhio nero della Valle del Sele

Raccontare di un territorio vuol dire anche raccontare delle sue eccellenze e tipicità, intese come espressione di quel connubio, unico ed autentico, che si instaura tra le risorse naturalistiche ed agroalimentari locali e quel patrimonio di conoscenze, tradizioni, e ritualità che ad esse si applicano e sulle quali si costruisce il senso di comunità e l’identità stessa di un luogo.

Il racconto di queste tipicità segna l’inizio di un percorso verso la riscoperta e la valorizzazione di tutte quelle produzioni che, seppur espressione di un’economia minore, o di nicchia, possono contribuire, in maniera determinante, al processo di crescita e di sviluppo di una comunità, tenace e resiliente, sempre più orientata verso un’agricoltura sostenibile e rispettosa del contesto storico e socio-ambientale locale.

Si parte, dunque, dall’Alto Medio Sele, contesto da sempre ricco di risorse naturalistiche ed ambientali di pregio, per conoscere meglio storia, caratteristiche e particolarità del fagiolo occhio nero, coltivazione tipica di quest’area.

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